Come suggerisce il suo nome, Aurosia è una camera dalle sfumature dorate, con tendaggi in seta naturale, arredi in ferro e legno ed una pregevole testata di letto di origini napoletane. Il bagno, dotato di doccia idromassaggio, è segnato da una bella vetrata con rulli veneziani. Fregi decorativi al soffitto, un interessante quadro moderno dipinto su iuta ed un kilim dai disegni geometrici completano la stanza, la cui dimensione è di circa 24 metri quadrati.
Si narra che una leggiadra damigella dai capelli dorati lunghi quanto un manto da sposa si innamorò perdutamente del figlio di un duca. E’ inutile dire che il duca e la sua arcigna e sgraziata consorte – tale doveva essere visto che per nulla apprezzava la bellezza di Aurosia – si opposero con tutte le forze al connubio.
Tanto fecero e tanto dissero che obbligarono la luce dei loro occhi, l’erede agognato dalla leggiadra damigella che tutto aveva fuorché un titolo e dei titoli del tesoro, ebbene costrinsero lo sventurato a partire per le Crociate. Ohibò che infausta decisione! Meglio morto che male accasato! In realtà pare che le cose non andarono esattamente così. Pare che il famigerato rampollo non avesse alcuna voglia di convolare a giuste nozze e non sapendo come liberarsi dell’amore della povera Aurosia che lo tampinava giorno e notte come ogni stalker che si rispetti, elaborò con i degni genitori un diabolico piano. Egli fece credere alla tapina che i duchi avrebbero acconsentito al matrimonio soltanto se lui fosse andato in Terrasanta a dimostrare il suo valore e a mettere alla prova la sua volontà. Cioè: se son rose fioriranno. Il meschino fece armi e bagagli ed effettivamente partì – per andare nel castello di famiglia sulla costa. Aurosia, che era sì innamorata ma non completamente scimunita, dette a intendere di credere alla messinscena ma quando nottetempo andò a controllare il bagaglio dell’amato bene, si accorse che nelle bisacce costui aveva riposto non armi e cosciali ma corpetti di velluto e camicie di lino, liuti e anelli d’oro…
Decise in tre secondi il da farsi. Prese una mistura di pece e altre schifezze e con certosina pazienza incatramò tutti gli indumenti e gli orpelli del fedifrago non tralasciando nulla, nemmeno i lacci delle mutande. Poi, afflitta ma soddisfatta, concluse che nessuno, nessuno al mondo doveva esser trattato con siffatta sgarbatezza e prese la tassativa decisione di dedicarsi alle sprovvedute donzelle del regno che rischiavano di farsi turlupinare da duchi e principi e cosiddetti nobiluomini in genere…. Si ritirò in una stanza, si tagliò i capelli dorati, tappezzò le pareti con le auree chiome recise – a futura memoria, disse – e cominciò a ricevere incaute fanciulle sofferenti d’amore. Facendosi pagare, questa volta.
Le sue capacità di Heart Business Plannerben presto si sparsero a destra e a manca e andò a finire che la nostra Aurosia divenne una rinomatissima maga, ricchissima di amanti e denari, più efficace del più cliccato dei social network.